martedì 24 agosto 2010

Il modello educativo della scuola di Psicoterapia Funzionale e Corporeo

L'impianto teorico del modello educativo e didattico si basa e fonda le sue radici partendo dal tentativo di integrare il contributo che la Psicoterapia della Gestalt ha dato alla teoria evolutiva con quello dato da Daniel Stern e ripreso in seguito dalla Scuola di Psicoterapia Funzionale e Corporea.Secondo la Psicoterapia della Gestalt il fattore determinante nella crescita del bambino è la relazione io-tu che si instaura tra madre e figlio fin dalla nascita. Nei primi tre anni di vita si forma, attraverso la relazione con la madre, nel bambino la competenza al contatto, cioè la capacità da parte del bambino di instaurare relazioni significative con gli adulti. Perchè avvenga ciò è però necessario che la relazione tra madre e figlio attraversi diverse fasi e momenti ognuna delle quali contraddistinte da competenze relazionale, da parte della madre, differenti e da differenti bisogni relazionali da parte del bambino. Dal modello evolutivo di Daniel Stern e dalla Psicoterapia Funzionale e Corporea si trae l'assunto di base secondo cui dai 0 ai 3 anni il bambino, per poter strutturare il proprio sè in modo funzionale per entrare in relazione sana con l'ambiente esterno, necessita di effettuare alcune esperienze di base fondamentali che vanno a costituire delle vere e proprie competenze relazionali del sè. Ad esempio, il bambino tra i 0 e i 6 mesi necessita di sperimentare, da parte della madre, la sua capacià di accoglierlo, di sostenerlo, di permettergli di lasciarsi andare. Queste esperienze fondamentali per la crescita del bambino diventano in seguito competenze relazionali del sè del bambino. Cioè nella misura in cui egli è stato accolto, sostenuto e gli si è permesso di lasciarsi andare al contenimento della madre, egli da adulto sarà in grado di accogliere, sostenere, permettere ad un altro di lasciarsi andare in modo funzionale. Inoltre, così come detto da Stern e confermato dalle osservazioni sul campo, che non esiste alcuna forma di simbiosi nei primi sei mesi di vita del bambino tra lui e la madre. Il bambino appena nato è dotato di un Sé ben strutturato costituito dal suo patrimonio genetico, dalle esperienze fatte nell'utero della madre, dalla sua fisiologia e dalla sua, anche se frammentata, dimensione corporea. Il suo bisogno non è di avere una relazione simbiotica e fusionale con la madre, bensì quello di avere un adulto che ad ogni modo ed in ogni caso è presente, "attento" a capire i suoi bisogni, i suoi desideri, soddisfacendo quelli funzionali al suo sviluppo ed arginando quelli disfunzionali. Allora il termine confluenza, in un'ottica evolutiva, indica la modalità relazionale che la madre dovrebbe avere nei confronti del bambino e cioè l'essere "attenta" a capire i suoi bisogni e i suoi desideri, il suo essere presente e comunque disponibile nei confronti del bambino e dei suoi bisogni, il suo essere pronta a "confluire", cioè a "fluire con" suo figlio quando e come questi glielo chieda e ne abbia bisogno.

Fonte.www.sicilyweb.com/goccia/ita/8.htm

Nessun commento:

Posta un commento